La collagista by Francesca Mazzucato

La collagista by Francesca Mazzucato

autore:Francesca Mazzucato [Mazzucato, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Arkadia Editore
pubblicato: 2020-11-09T09:09:11+00:00


9

Lo sfondo nero è la prima cosa a cui penso, ogni collage lo immagino sul nero, se devo dare una forma a quello che vedo nella mia mente c’è uno sfondo scuro, non c’è mai la cornice e non c’è mai la mia firma, anche se uso uno pseudonimo. Poi lavoro anche su altri supporti, ma torno sempre lì, vesto di nero, mi trucco gli occhi con ombretti scurissimi, uso uno sfondo nero e i miei lavori sono quasi tutti meravigliose tracce di sofferenza. Su nero. Gocce su nero, grigio e porpora su nero, verde indefinibile su nero, bianco. Come la mia carne. La mia carne è una traccia di sofferenza su nero. La mia carne è l’opera principale, quella da cui discende tutto il resto. Ma le metafore non bastano, non spiegano ogni cosa e ogni cosa non deve essere spiegata se no la razionalità inquina, mi servono dettagli e cose specifiche relative alla realizzazione del lavoro. Fogli di carta nera di varia consistenza, dipende da cosa riesco a trovare, non è facile ma devo poter cambiare, se una volta trovo un album scadente, dalla carta priva di solidità, e avevo solo quello.

Vorrei carta ruvida e di una grammatura consistente, ma non sempre ho voglia di andare a cercare i negozi specializzati, non è come cercare un supermercato. Cercare certi negozi per dipingere o ritoccare è un impegno, sono difficili da riconoscere, ci metto ore a identificarli sulla mappa, a organizzare gli spostamenti in metropolitana per arrivare in zona. Sono negozi che si mimetizzano facilmente, devi essere attento a osservare le vetrine, a riconoscere le vernici e i pennelli che sono la prima cosa che si nota in vetrina. Non sempre ci pensi a certi negozi, non sempre li apprezzi, in passato, molto prima di venire a Parigi, non li guardavo. A volte sfuggono, sembrano artigiani qualsiasi, non hanno alcun interesse ad attirare le persone che passano per la strada, ad attirare passanti o compratori casuali. A volte c’è scritto magasin de peinture sull’insegna un po’ sciatta, blu o grigia. La scritta spesso riporta agli anni Sessanta, fa pensare a epoche passate e sempre migliori: il passato ci sembra sempre migliore, chissà perché. Questi negozi nella mia città in Italia si chiamano “mesticherie” e sono adatti per tanti desideri diversi, tubetti di colore con scritte in inglese, pennelli esposti in fila, un odore specifico, delizioso per alcuni e fastidioso, troppo acre, per altri. A volte non ho voglia di cercarli, e vado in qualche emporio cinese o nella cartoleria più vicina, prendo la carta che hanno, la tocco, la annuso, ma mi accontento, prendo cartoncini o pezzetti di compensato se riesco a trovarli. Ogni volta che devo per forza fare rifornimento mi sento sfinita, scegliere il supporto è un atto complesso.

Prima

Non sapevo neanche se lo avrei mai più rivisto ma, una volta scesa dal treno, dopo il primo incontro sapevo che sarebbe accaduto qualcosa. Presi degli appunti in piedi sulla pensilina e feci anche uno schizzo della carrozza, è



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